No slot, un marchio contro la dipendenza da gioco d’azzardo
La chiamano ludopatia. E’ una vera e propria malattia la dipendenza dai giochi d’azzardo, anche quelli legali come le slot machine.
E purtroppo si tratta di un fenomeno in crescita, perché l’indurimento della crisi economica ha portato ad un aumento del gioco d’azzardo patologico, sopratutto tra le classi sociali più deboli che sperano di cambiare la propria situazione socio-economica con il gioco.
In Toscana c’è una legge (la 57 del 2013) che ha l’obbiettivo di prevenire la ludopatia. La legge ha stabilito obblighi per i gestori dei locali, norme sulla pubblicità, sgravi Irap per chi toglie le slot dal proprio esercizio e ha definito le distanze minime (500 metri da scuole, luoghi di culto, centri socio-ricreativi e sportivi, strutture sanitarie o socio-assistenziali) dentro cui è vietata l’apertura di centri scommesse e di “spazi per il gioco con vincita in denaro”.
E ora arriverà anche un riconoscimento ben visibile per gli esercenti che decidono di non tenere slot machine o altre macchinette mangiasoldi: un marchio identificativo, il logo “No Slot”, da poter applicare sulla vetrina del locale. Non avere slot machine è infatti una scelta difficile per un bar o per un circolo, perché rappresentano un’entrata economica importante.
Per questo è giusto premiare, pubblicizzare, chi ha il coraggio di rinunciare a queste macchinette.
Nelle settimane scorse la giunta regionale ha approvato, su mia proposta, il regolamento che dà attuazione alla legge 57 e che prevede anche la costituzione dell’Osservatorio sul fenomeno della dipendenza da gioco, formato dagli assessori regionali a Salute, Formazione e Commercio, tre consiglieri regionali, tre rappresentanti dei Comuni, tre esponenti del volontariato, tre esperti e un rappresentante per ogni USL toscana. La Regione realizzerà inoltre un portale online per gestire le richieste del marchio “No Slot”.
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